La Scimmia ti porta alla scoperta dell’isola di plastica
In occasione della giornata mondiale senza sacchetti di plastica, noi della Scimmia vogliamo fare luce su un problema sempre più diffuso: l’inquinamento di plastica nei mari e negli oceani e le sue conseguenze tra cui l’isola di plastica nel Pacifico.
Oggi noi scimmie desideriamo farti fare pace con il lato ambientalista che c’è dentro di te, lo faremo raccontandoti la storia dell’isola di plastica di Henderson. Non ne hai mai sentito parlare? Allora mettiti comodo e continua a leggere questa incredibile storia.
Henderson Island, da paradiso UNESCO a inferno di plastica
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana esisteva un’isola incontaminata: Henderson island. Già, esisteva, perché oggi è una vera e propria discarica a cielo aperto.
La nostra isola di plastica “ospita” circa 38 milioni di pezzi di plastica in 38 km di costa; ovvero una quantità di rifiuti pari al 99.8% sparsi per tutta l’area, in poche parole un vero e proprio disastro ambientale. I dati sono presi da un articolo della stampa.
Nel nostro post però non vogliamo parlare di ciò che è oggi l’isola, ma bensì di ciò che è stata, per capire meglio il grave danno che le è stato inflitto.
L’isola di Henderson deve il suo nome all’omonimo capitano, facente parte della Compagnia delle Indie, che la scoprì nel 1819. Essa è situata nel sud dell’oceano Pacifico e fa parte della colonia delle isole Picairn dal 1902.
Questa rarità è considerata virtualmente inabitabile, a parte qualche illustre eccezione; narra la storia che l’equipaggio della baleniera Essex abbia sostato lì per qualche giorno nel 1820, a causa di un naufragio. Illustre eccezione perché Herman Melville si ispirò a questo equipaggio per narrare le vicende di Moby Dick.
Il fatto che l’isola sia stata a lungo disabitata ha contribuito a lasciar crescere liberamente la flora e la fauna del luogo. Questo, senza dubbio, ha aiutato l’isola a essere nominata patrimonio UNESCO.
Essa è stata iscritta nella lista dei siti UNESCO principalmente per tre ragioni:
- la presenza di una fauna particolare come l‘uccello schiribilla di Henderson, ultima specie di rallide, incapace di volare, rimasta in Polinesia;
- la presenza di scogliere calcaree primitive, di dimensioni significative nel mondo;
- il fatto che sia una delle poche isole al mondo a non essere stata contaminata dalla presenza umana.
L’isola di plastica che non può essere salvata
La storia di Henderson ha dell’incredibile: infatti l’uomo, benché non vi abbia (quasi) mai messo piede, è riuscito a inquinarla in maniera poderosa, e questo di per sé dovrebbe farti riflettere.
Gli esperti stimano che ci vorranno circa 1000 anni affinché i rifiuti si decompongano e abbandonino quest’oasi naturale. È possibile salvare questa “mosca bianca”?
Se stai pensando di armarti del tuo coraggio e del tuo spirito di avventura e andare personalmente a spazzare via la plastica dalla spiaggia, ti dico già che purtroppo non basterà. Infatti la plastica presente non è solo quella che vediamo, ma è anche e soprattutto quella finita in profondità sotto la sabbia. Aggiungiamo, inoltre, che gli esperti hanno stimato che le maree porteranno altra plastica negli anni a seguire.
Ma allora come puoi aiutare a porre rimedio a questi immani danni? Ad esempio puoi cominciare a:
- mutare il tuo comportamento riguardo al riciclo della plastica;
- informarti sull’argomento e far conoscere agli altri la situazione;
- pensare a quanto sia bello nuotare in acque cristalline e incontaminate come quelle della foto qui sopra (sì, ammettiamo di averla messa appositamente per farti essere più eco-friendly).
Tra mille anni, forse, Henderson tornerà ad essere un paradiso incontaminato; intanto, se penserai un po’ di più all’ambiente, potrai fare in modo che delle bellezze naturali come quelle di Henderson rimangano intatte.
E poi non è forse vero che più cose belle ci circondano e più viaggi potremo prenotare per scoprirle?
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